La domenica è il giorno dei saluti. Bagagli fatti e caricati sulle moto, di nuovo ridotte ad asini da soma. I piani prevedono di risalire lungo l'Orientale Sarda fino a Dorgali per poi rientrare verso Nuoro. Da lì su verso la giostra Ala de' Sardi - Monti. Inizialmente era previsto di arrivare a Tempio e poi Olbia.
Sulla 125 troviamo un vento fortissimo che ci consente di viaggiare a stento e con estremo pericolo. Ne abbiamo visti più d'uno per terra, sicuramente investiti da qualche raffica furibonda. In un paio di occasioni ho smaltito di brutto e mi sono ritrovato nella corsia opposta senza possibilità di controllo del mezzo. Unica salvezza i freni. In curva può capitare di essere schiacciati verso il suolo o al contrario, secondo la direzione del vento, risollevati senza poter chiudere la curva. Un incubo.
Dalle parti del valico (Genna Silana) facciamo una sosta. Il paesaggio è suggestivo. Le nuvole viaggiano velocissime e tutta la natura intorno è sferzata dalla Tramontana. E' impressionante e il pensiero di dover prendere una nave è a dir poco un cruccio.
Arrivati a ristoro, le moto devono essere parcheggiate al riparo con il cavalletto dal lato opposto del vento, tanto sono forti le raffiche. All'interno il camino è acceso per riscaldare l'aria fredda che entra ad ogni apertura di porta. Dopo poco ci rimettiamo in marcia sperando che scendendo a valle si possa avere un po' di tregua.
Ma niente. Anche nel nuorese si va a vela anche se la situazione è meno grave. Buona parte dei patemi svaniscono quando finalmente arriviamo alla Giostra. Siamo su una delle più belle strade della Sardegna. Asfalto perfetto. Misto stretto per decine di km. Roba da Xamamina. La Giostra comincia con una serie di curve ravvicinate che possono essere raccordate. Poi ce n'è una verso destra che è bastarda: un tornantone cieco che comincia largo e poi stringe sempre di più e quando ti rendi conto che la linea di mezzeria è sempre più vicina preghi in aramaico perchè finisca. La strada è quasi deserta ma capita di incrociare trattori e carretti. Trovarseli in curva non è una bella esperienza neanche quando sei a posto con la linea. L'altra insidia sono gli animali. L'anno scorso con il buon Antonio abbiamo avuto un rendez-vous con una mucca marrone dietro una curva cieca. Porcozzio, moto su e freni in mano. Stavolta la stessa mucca (secondo me era proprio lei) ha preferito un pascolo più sicuro tra gli alberi del sughero. Dopo il primo tratto e più verso Monti la strada si apre offrendo la possibilità di allungare di più, così possiamo distendere anche la terza sul V2. Quando ci fermiamo siamo inebriati e facciamo a raccontarci di questa o quella curva presa così o colì, con il gas in mano o i freni strizzati e subito a misurare compiaciuti i millimetri di gomma strappata dal battistrada. Insomma, da perfetti adolescenti, ci manca poco alla misurazione anche dell'uccello.
Poi Bitti (ricordate i Tenores di Bitti?) e qui siamo all'Ospitalità 2.0
Arrivati a ridosso della piazza del paese, una vigilessa ci accoglie chiedendoci se avevamo bisogno di mangiare. Ci indica dove e ci propone un comodo parcheggio sul marciapiede, al riparo dal vento. Poi si informa se le strade erano state di nostro gradimento e ci chiede: "Da dove venite?". Penso: ma davvero sta succedendo???
Qui tutti sembrano cordiali e amichevoli con i motociclisti. Non più visti come marziani intutati rompiballe ma come coraggiosi portatori di racconti. Sarà, ma qua ho l'impressione che tutti, uomini e donne, almeno una volta nella vita, abbiano scannato qualche motocicletta su quelle strade pazzesche. E la semplice domanda "da dove venite?" apre la porta ad innumerevoli risposte. Ma questo lo avremmo capito solo dopo...
Mentre ci addentriamo nelle stradine del centro veniamo "catturati" da un paio di signore abbigliate alla maniera delle massaie del posto (per intenderci come si vestivano le nonne). Ci fanno: "Da dove venite?"...e iniziano a tirare fuori ricotte di pecora, pane carasau, lardo, salsiccie secche, prosciutto formaggi vari, cannonau (atomico) del contadino e mirto da applauso. Siedono con noi e dopo qualche gag (inizialmente non le avevamo prese davvero sul serio) comincia un viaggio nel viaggio.
Le "nunne" (così le ho soprannominate) sono rispettivamente un medico e una psicanalista e non due massaie di paese. Persone che hanno studiato e viaggiato, anche in motocicletta, e che per strada - come noi - hanno perso e trovato amici. Hanno rischiato la vita ma hanno visto il mondo. In un attimo troviamo un protocollo di comunicazione comune. Finisce la coglionella e ci sentiamo esplorati da queste, che fino a dieci minuti prima erano persone sconosciute. Ed esploriamo a nostra volta, lavando via ogni diffidenza con il cannonau. Avrei bisogno di molte parole per descrivere le sensazioni di quei momenti. Immaginate di riuscire a guardare in fondo agli occhi di una persona sconosciuta e nello stesso istante vi accorgete che state lasciando che quella persona faccia lo stesso con voi.
Pensate quale privilegio abbiamo in sorte quando viaggiamo con il cuore aperto. Riuscire a trovare il bello dove non te lo aspetti. Sorprendersi ed emozionarsi per cose piccolissime ma vitali allo stesso tempo. Capire che qualcosa sopravvive agli anni che passano. La motocicletta, la strada possono diventare spazi metafisici per conoscere se stessi e gli altri. Vabbé la pianto qui...
Ci lasciamo con un filo di commozione, auguri e tanti abbracci manco ci fossimo conosciuti da una vita. Credo che anche loro siano state investite dalla nostra presenza. Mi piace credere che quella domenica siamo cambiati un po' tutti.
Non vorrei dare troppa enfasi agli incontri avuti con i bittesi. Correrei il rischio di non essere creduto. Lasciate che Angelo, Antonio, Teo e Roberto vi raccontino il senso di stupore che avevamo quando abbiamo ripreso la via della Strada.
Prima di risalire in moto però, entriamo in un bar per un caffé, che eravamo ancora piacevolmente frastornati. Mi avvicino alla cassa e una ragazza dalle chiare origini africane, ma con uno spiccato accento sardo, si rivolge a noi dicendoci: "ah...tutti Aprilia eh?...da dove venite?" Di nuovo quella domanda! Da dove venite....Ci scherziamo un po' su ma la tipa attacca con un discorso tecnico "mi piacciono le Aprilia, hanno una gran trazione ..." e poi questo e quello...etc..."Io ho una R1... ". Ti prego, faccio io, siamo emotivamente provati, sull'orlo di una crisi di pianto per la gioia, non riusciremmo a resistere ad un'altra valanga di emozioni! E penso, se qui ci mettiamo a parlare di curve e di moto con Miss R1 da Bitti ci rimaniamo sotto e sicuramente perdiamo il traghetto. Ah...sirene tentatrici...
Che storia di posto!
...segue!